“NON RIESCO A GESTIRE MIO FIGLIO” - EMOZIONI: ISTRUZIONI PER L’USO
Da qualche tempo a questa parte, si presentano sempre più spesso a me genitori preoccupati di fronte ad una manifestazione emotiva del proprio bambino che appare “incontenibile”.
“Non so cosa succede. Ad un certo punto perde il controllo ed esplode. Sembra un fiume in piena che non si può contenere, urla e si dispera. Non vuole essere toccato, mi allontana e mi rifiuta e a quel punto mi sento impotente, non so che fare e come comportarmi. Rimango stupito e mi chiedo se mio figlio è normale”.
Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio: che stia sempre bene, che non faccia i capricci, che dorma tutte le notti e che non si ammali mai. Sono tutti desideri sani ma purtroppo non può essere sempre così.
Il bambino in quanto essere vivente e a se stante desidera, vuole e chiede come può e come sa, che qualcuno si occupi di lui. Sotto lo stimolo di questa situazione tipo, voglio portarvi dei “casi” (con l’emozione manifestata) che spesso i genitori vivono come straripamento emotivo ( o problema ) affinché si possa fare chiarezza sul meraviglioso ma complesso mondo delle emozioni per sfatarne qualche pregiudizio.
Piangere non è da bambini deboli ma sani. Etichettare un bambino come un “piagnuccolone” rischia di definire lui e la sua richiesta come inadeguati rispetto al contesto. Accogliere il pianto gli dà la possibilità di manifestare la propria frustrazione e la propria tristezza legata ad una situazione spiacevole: ad esempio la mamma che va via o smette di giocare quando ci si stava divertendo tanto. E’ importante che in quella situazione l’adulto colga la tristezza del bambino riconoscendola adeguata e rassicurandolo.
NOTA BENE: se il piccolo appare inconsolabile per diversi periodi e nulla sembra rassicurarlo, possono essere presi in considerazione fattori differenti come stanchezza, malessere o situazioni di stress familiare. E’ consigliabile in questi casi consultare degli esperti (psicologi, medici, ecc).
Situazione: Un bambino che urla e lancia oggetti.
Emozione dominante: Rabbia
Un bambino arrabbiato non è necessariamente un bambino aggressivo e protestare gli consente di creare il suo senso di giustizia e di ingiustizia. Un bambino che si arrabbia spesso (e bisogna approfondire quanto) probabilmente vive una frustrazione. Accade poi che, pur di non sentire la loro, i genitori tendano a far contenti i piccoli alla prima manifestazione di quello che comunemente viene definito “capriccio”. La frustrazione però educa i propri figli al senso del limite e al fatto che non si può avere/fare tutto. Se a questo comportamento si aggiunge il fastidio dei genitori (“ti ho detto di smetterla”) il rischio è di passare un modello di relazione in cui “vince” chi alza di più la voce.
NOTA BENE: Un’altra manifestazione della rabbia si associa al concetto di “attacco” (che insieme alla fuga e al congelamento sono difese). Accertatevi quindi che la rabbia non stia coprendo una paura.
Situazione: Un bambino che dopo aver fatto qualcosa di rischioso (es spinge un altro bimbo per giocare) ride.
Emozione dominante: Gioia (divertimento)
“Non c’è niente da ridere, non dovevi farlo! Sei terribile!”. Se un bambino ride divertito di fronte ad una marachella (che appare rischiosa per se o qualcun altro), non è il caso di demonizzarlo e sminuirlo per ciò che sta esprimendo. Se fa qualcosa di pericoloso e poi ride è perchè probabilmente non vede il pericolo di quel gesto. In quel caso sarà importante chiarire con lui/lei quali possono essere le conseguenze senza il bisogno di svilire ciò che prova, soprattutto quando ci si trova di fronte ad altre persone (rischia di farlo sentire umiliato e svalutato).
“Non so cosa succede. Ad un certo punto perde il controllo ed esplode. Sembra un fiume in piena che non si può contenere, urla e si dispera. Non vuole essere toccato, mi allontana e mi rifiuta e a quel punto mi sento impotente, non so che fare e come comportarmi. Rimango stupito e mi chiedo se mio figlio è normale”.
Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio: che stia sempre bene, che non faccia i capricci, che dorma tutte le notti e che non si ammali mai. Sono tutti desideri sani ma purtroppo non può essere sempre così.
Il bambino in quanto essere vivente e a se stante desidera, vuole e chiede come può e come sa, che qualcuno si occupi di lui. Sotto lo stimolo di questa situazione tipo, voglio portarvi dei “casi” (con l’emozione manifestata) che spesso i genitori vivono come straripamento emotivo ( o problema ) affinché si possa fare chiarezza sul meraviglioso ma complesso mondo delle emozioni per sfatarne qualche pregiudizio.
- Situazione: Un bambino che piange per cose apparentemente “futili”.
- Emozione dominante: Tristezza
Piangere non è da bambini deboli ma sani. Etichettare un bambino come un “piagnuccolone” rischia di definire lui e la sua richiesta come inadeguati rispetto al contesto. Accogliere il pianto gli dà la possibilità di manifestare la propria frustrazione e la propria tristezza legata ad una situazione spiacevole: ad esempio la mamma che va via o smette di giocare quando ci si stava divertendo tanto. E’ importante che in quella situazione l’adulto colga la tristezza del bambino riconoscendola adeguata e rassicurandolo.
NOTA BENE: se il piccolo appare inconsolabile per diversi periodi e nulla sembra rassicurarlo, possono essere presi in considerazione fattori differenti come stanchezza, malessere o situazioni di stress familiare. E’ consigliabile in questi casi consultare degli esperti (psicologi, medici, ecc).
Situazione: Un bambino che urla e lancia oggetti.
Emozione dominante: Rabbia
Un bambino arrabbiato non è necessariamente un bambino aggressivo e protestare gli consente di creare il suo senso di giustizia e di ingiustizia. Un bambino che si arrabbia spesso (e bisogna approfondire quanto) probabilmente vive una frustrazione. Accade poi che, pur di non sentire la loro, i genitori tendano a far contenti i piccoli alla prima manifestazione di quello che comunemente viene definito “capriccio”. La frustrazione però educa i propri figli al senso del limite e al fatto che non si può avere/fare tutto. Se a questo comportamento si aggiunge il fastidio dei genitori (“ti ho detto di smetterla”) il rischio è di passare un modello di relazione in cui “vince” chi alza di più la voce.
NOTA BENE: Un’altra manifestazione della rabbia si associa al concetto di “attacco” (che insieme alla fuga e al congelamento sono difese). Accertatevi quindi che la rabbia non stia coprendo una paura.
Situazione: Un bambino che dopo aver fatto qualcosa di rischioso (es spinge un altro bimbo per giocare) ride.
Emozione dominante: Gioia (divertimento)
“Non c’è niente da ridere, non dovevi farlo! Sei terribile!”. Se un bambino ride divertito di fronte ad una marachella (che appare rischiosa per se o qualcun altro), non è il caso di demonizzarlo e sminuirlo per ciò che sta esprimendo. Se fa qualcosa di pericoloso e poi ride è perchè probabilmente non vede il pericolo di quel gesto. In quel caso sarà importante chiarire con lui/lei quali possono essere le conseguenze senza il bisogno di svilire ciò che prova, soprattutto quando ci si trova di fronte ad altre persone (rischia di farlo sentire umiliato e svalutato).
Dott.ssa Antinoro Anna
Psicologa - Psicoterapeuta Analitico Transazionale
Esperta DSA, infanzia, adolescenza – Formatrice
Psicologa - Psicoterapeuta Analitico Transazionale
Esperta DSA, infanzia, adolescenza – Formatrice