IL NIDO, LA MATERNA E LA SCUOLA: IL DISTACCO TRA LA VOGLIA DI CRESCITA E LA PAURA DELL’ABBANDONO
Per noi adulti tornare alla vita lavorativa è faticoso ma bene o male ci siamo abituati. Per i più piccoli questo invece potrebbe rivelarsi un momento di particolare stress – in fondo stare tra le braccia di papà e mamma è proprio bello.
Nella mia esperienza di lavoro con i bambini 0-3 ho assistito negli anni a diverse forme di distacco genitore-bambino e, per questo motivo, ho piacere di condividere con voi qualche spunto di riflessione per affrontare questo momento insieme ai vostri piccoli.
1. Rassicurate il vostro bambino
Spesso quando c’è il distacco (soprattutto le prime volte) si assiste a momenti di profonda tristezza e angoscia in cui mamma e piccolo sembrano doversi allontanare per un periodo indefinito. Il periodo di inserimento è un periodo delicato in cui si aiuta il bambino (e anche il genitore che lo accompagna) a dare inizio alla sua vita sociale lontano da mamma e papà. In questa fase di passaggio è importante che il genitore presente si mostri sereno, guardi il bambino contento di questo momento importante e quando va via lo saluti rassicurandolo sul fatto che tornerà a prenderlo non appena potrà. Oltre a questo è importante mostrarsi sicuri di se (senza essere troppo rigidi) in modo che il bambino capisca che non sta accadendo nulla di grave. Più facile a dirsi che a farsi probabilmente ma, si può fare. La sicurezza del genitore aiuterà il proprio piccolo ad abituarsi e a sentirsi tranquillo sul fatto che la giornata a scuola non cambierà il rapporto con i propri genitori.
2. Siate contenti “per” e “con” il bambino
Anche se può sembrare strano ci sono delle volte che quando il bambino prende bene l’idea del nido o della scuola materna, i genitori patiscono il fatto che sia contento. L’idea di fondo vissuta è che se il bimbo è contento vuol dire che con la mamma non voleva più starci o che preferisce stare con altre persone. Per rassicurare voi questa volta voglio dirvi che ogni bambino, esattamente come noi adulti, ha un carattere e delle attitudini. Ci sono bambini come dicevo al punto prima che all’idea del distacco si sentono male e bambini che curiosi nella loro esplorazione desiderano scoprire e conoscere. La relazione con la mamma in questo può aiutare molto perchè citando i modelli operativi interni di Bolby, se la mamma aiuta il bambino a esplorare ponendosi sempre come base sicura questo svilupperà un’idea di attaccamento che c’è anche quando non si vede. Il bambino contento di esplorare non dimentica che voi continuate ad essere il suo punto di riferimento e quindi, dal momento in cui conoscerà nuovi amici o farà nuovi lavoretti, li condividerà con voi nel bisogno che voi siate contenti con lui.
Patire la gioia del bambino rischia di innestare in lui il senso di colpa nel non aver considerato sufficientemente importante la mamma o nell’averla lasciata sola. Il suo compito è quello di giocare, vivere e soprattutto crescere. La mamma che vive un vissuto di questo tipo è bene che si prenda cura di se prendendo appuntamento da uno psicologo che l’aiuti e l’accompagni per capire cosa succede. Quando si diventa genitori riaffiorano dinamiche legate all’essere stati figli, chissà che qualche vissuto non sia bloccato proprio li.
3. Salutatelo sempre!
Questo è un punto conosciuto ma voglio sottolinearlo. Il bambino va salutato per aiutarlo a comprendere e a vedere che, anche se la mamma va via, poi ritornerà. Il saluto è una forma di riconoscimento che denota la presenza dell’altro, non sottovalutiamolo.
4. Permettete al vostro bambino di crescere
“...è così bello vederlo piccolo. Mi fa impressione saperlo grande e autonomo...vorrei che rimanesse sempre così..”.
Avete ragione, i bambini piccoli sono proprio belli ed è bella l’idea di essere un punto di riferimento importante per loro ma, è altresì importante che diventino grandi.
Un bambino passa fasi di naturale dipendenza dalla mamma e viceversa ma, una volta superata quella (che spesso ha aspetti ciclici di ritorno) va rinforzata e stimolata la possibilità di provare. Quando il vostro piccolo dice “no faccio da solo”, probabilmente non farà quello che deve fare in maniera tecnicamente corretta. Farà pasticci, le cose cadranno per terra, così come l’acqua o un oggetto a voi caro ma, in quel momento il bambino impara e prova. Se si sporca qualcosa si può pulire, se un oggetto si rompe si può riparare, se cade l’acqua si asciuga ma, se non si impara a far da soli rendendosi autonomi potrebbe diventare faticoso ed è un aspetto che nella vita fa la differenza.
In bocca al lupo per i nuovi inizi e per le prime volte dei vostri piccoli.
Nella mia esperienza di lavoro con i bambini 0-3 ho assistito negli anni a diverse forme di distacco genitore-bambino e, per questo motivo, ho piacere di condividere con voi qualche spunto di riflessione per affrontare questo momento insieme ai vostri piccoli.
1. Rassicurate il vostro bambino
Spesso quando c’è il distacco (soprattutto le prime volte) si assiste a momenti di profonda tristezza e angoscia in cui mamma e piccolo sembrano doversi allontanare per un periodo indefinito. Il periodo di inserimento è un periodo delicato in cui si aiuta il bambino (e anche il genitore che lo accompagna) a dare inizio alla sua vita sociale lontano da mamma e papà. In questa fase di passaggio è importante che il genitore presente si mostri sereno, guardi il bambino contento di questo momento importante e quando va via lo saluti rassicurandolo sul fatto che tornerà a prenderlo non appena potrà. Oltre a questo è importante mostrarsi sicuri di se (senza essere troppo rigidi) in modo che il bambino capisca che non sta accadendo nulla di grave. Più facile a dirsi che a farsi probabilmente ma, si può fare. La sicurezza del genitore aiuterà il proprio piccolo ad abituarsi e a sentirsi tranquillo sul fatto che la giornata a scuola non cambierà il rapporto con i propri genitori.
2. Siate contenti “per” e “con” il bambino
Anche se può sembrare strano ci sono delle volte che quando il bambino prende bene l’idea del nido o della scuola materna, i genitori patiscono il fatto che sia contento. L’idea di fondo vissuta è che se il bimbo è contento vuol dire che con la mamma non voleva più starci o che preferisce stare con altre persone. Per rassicurare voi questa volta voglio dirvi che ogni bambino, esattamente come noi adulti, ha un carattere e delle attitudini. Ci sono bambini come dicevo al punto prima che all’idea del distacco si sentono male e bambini che curiosi nella loro esplorazione desiderano scoprire e conoscere. La relazione con la mamma in questo può aiutare molto perchè citando i modelli operativi interni di Bolby, se la mamma aiuta il bambino a esplorare ponendosi sempre come base sicura questo svilupperà un’idea di attaccamento che c’è anche quando non si vede. Il bambino contento di esplorare non dimentica che voi continuate ad essere il suo punto di riferimento e quindi, dal momento in cui conoscerà nuovi amici o farà nuovi lavoretti, li condividerà con voi nel bisogno che voi siate contenti con lui.
Patire la gioia del bambino rischia di innestare in lui il senso di colpa nel non aver considerato sufficientemente importante la mamma o nell’averla lasciata sola. Il suo compito è quello di giocare, vivere e soprattutto crescere. La mamma che vive un vissuto di questo tipo è bene che si prenda cura di se prendendo appuntamento da uno psicologo che l’aiuti e l’accompagni per capire cosa succede. Quando si diventa genitori riaffiorano dinamiche legate all’essere stati figli, chissà che qualche vissuto non sia bloccato proprio li.
3. Salutatelo sempre!
Questo è un punto conosciuto ma voglio sottolinearlo. Il bambino va salutato per aiutarlo a comprendere e a vedere che, anche se la mamma va via, poi ritornerà. Il saluto è una forma di riconoscimento che denota la presenza dell’altro, non sottovalutiamolo.
4. Permettete al vostro bambino di crescere
“...è così bello vederlo piccolo. Mi fa impressione saperlo grande e autonomo...vorrei che rimanesse sempre così..”.
Avete ragione, i bambini piccoli sono proprio belli ed è bella l’idea di essere un punto di riferimento importante per loro ma, è altresì importante che diventino grandi.
Un bambino passa fasi di naturale dipendenza dalla mamma e viceversa ma, una volta superata quella (che spesso ha aspetti ciclici di ritorno) va rinforzata e stimolata la possibilità di provare. Quando il vostro piccolo dice “no faccio da solo”, probabilmente non farà quello che deve fare in maniera tecnicamente corretta. Farà pasticci, le cose cadranno per terra, così come l’acqua o un oggetto a voi caro ma, in quel momento il bambino impara e prova. Se si sporca qualcosa si può pulire, se un oggetto si rompe si può riparare, se cade l’acqua si asciuga ma, se non si impara a far da soli rendendosi autonomi potrebbe diventare faticoso ed è un aspetto che nella vita fa la differenza.
In bocca al lupo per i nuovi inizi e per le prime volte dei vostri piccoli.
Dott.ssa Antinoro Anna
Psicologa - Psicoterapeuta Analitico Transazionale
Esperta DSA, infanzia, adolescenza – Formatrice
Psicologa - Psicoterapeuta Analitico Transazionale
Esperta DSA, infanzia, adolescenza – Formatrice